‘I want to be bipolar’ ma per chi lo è davvero la diagnosi è un’odissea

‘I want to be bipolar’ ma per chi lo è davvero la diagnosi è un’odissea

(Adnkronos) – C’è una malattia mentale protagonista di uno stigma al contrario. E’ il disturbo bipolare, considerato da alcuni così glamour, sinonimo di creatività, fantasia ed estro, da volerne soffrire a tal punto da arrivare a crederci. Sono quelli che “I want to be bipolar”, un fenomeno sul quale mette in guardia la Società italiana di psichiatria – Sip alla vigilia della Giornata mondiale sul disturbo bipolare. Una ricorrenza in calendario il 30 marzo, data di nascita di un paziente illustre: il pittore olandese Vincent van Gogh, che si ritiene fosse affetto da bipolarismo associato ad altri problemi di salute mentale. Non si scherza col fuoco, avvertono gli psichiatri. “Il disturbo bipolare è in realtà una patologia severa e ricorrente, capace di compromettere la qualità della vita e la sfera psicosociale”, ma oggi per chi ne soffre davvero scoprirlo è un’odissea. “Circa il 70% dei pazienti ha ricevuto una diagnosi sbagliata e il 30% di questi anche per più volte”, sottolinea la Sip. Da qui l’appello della presidente Liliana Dell’Osso: “Basta slogan e più attenzione alla diagnosi precoce”. Tempestiva e giusta, perché “solo con diagnosi corrette è possibile intervenire con terapie adeguate”.

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